sabato 21 settembre 2019

La sindrome dell’arca di Noè ovvero l'amore malato per gli animali



La sindrome dell’arca di Noè è una patologia di tipo ossessivo-compulsivo per cui chi ne soffre non può resistere all’impulso irrefrenabile di avere sempre più animali in casa. Possono essere animali di specie diverse (anche se solitamente si tratta di cani o gatti) o della stessa specie, abbandonati, comprati, etc.

In qualunque caso, il criterio fondamentale per dichiarare che una persona soffre di sindrome dell’arca di Noè è il fatto di avere più animali di quanti possa effettivamente accudire nel modo corretto.

Il nome di questa patologia è stato coniato dal National Institute of Health degli Stati Uniti e fa riferimento ad un problema sociale sempre più diffuso. L’origine di questo disturbo non è ben chiara, ma quel che è certo è che in un gran numero di casi le persone iniziano a manifestare manie di “accumulo” a seguito di una perdita importante (morte di un familiare oppure rotture sentimentali).

Il motivo di questo comportamento ha sempre a che vedere con la necessità di proteggere gli animali, senza tenere in considerazione le eventuali conseguenze negative.

Si stima che il 4% della popolazione soffra di sindrome dell’arca di Noè. Le immagini di persone con sindrome da accumulo (spazzatura, oggetti, animali, etc.) evocano in noi sentimenti di solitudine, isolamento e necessità. Basta guardare l’immagine di questo articolo che raffigura una signora circondata da gatti.

In effetti, questo disturbo colpisce con maggiore frequenza le persone adulte e gli anziani che si sentono soli, abbandonati e sono carenti di affetto. Gli animali soddisfano questa necessità di affetto e di legame perché offrono compagnia e amore.

Quel che è certo è che nel 25% dei casi c’è uno scompenso psichico di tipo ossessivo-compulsivo che, in qualche modo, riflette un significativo deterioramento sociale e/o personale. La comorbilità (cioè la presenza simultanea di diverse patologie in uno stesso individuo) con disturbi dell’umore indica che è necessaria una valutazione corretta ed esauriente per distinguere le diverse malattie.

Una volta diagnosticato il disturbo da accumulo e circoscritto il problema, si raccomanda un trattamento adeguato, sia a livello di terapia psicologica individuale sia a livello farmacologico, per garantire una prognosi favorevole.



Normalmente, questa sindrome di solito si verifica in individui che hanno una sensazione piuttosto elevata di solitudine e di qualsiasi livello socioeconomico. Di solito, di solito sono persone anziane senza famiglia o social network di alcun tipo.

L'individuo di solito crede di salvare le vite di questi animali e, a causa di ciò, continua a raccogliere, portando a casa e accumulando un gran numero di animali, in opposizione a separarsi da uno di essi, anche in caso di gravi malattie dell'animale. arrivato per dare casi in cui l'individuo ha rifiutato di separarsi dal cadavere dell'animale stesso).

Occasionalmente, può essere associato a disturbi psicotici, disturbi da dipendenza, nevrosi, disturbi depressivi o disturbi della personalità, come disturbi borderline o maniaco-depressivi.

Possono anche essere trovati in persone con sindrome di Noé, malattie legate all'età come demenza, Alzheimer o ADHD.

Il disturbo più comune nelle persone affette da questa sindrome è il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). La percentuale di pazienti con DOC che allo stesso tempo ha accumulato compulsivamente gli animali era, secondo uno studio di Saxena et al., Tra il 18 e il 40%.

Un ridotto metabolismo del glucosio è stato trovato nella corteccia cingolata posteriore di coloro affetti dalla sindrome di Noé. Rispetto ai pazienti OCD senza accaparramento compulsivo (n = 33), i collettori compulsivi avevano anche ridotto il metabolismo del glucosio nella corteccia prefrontale dorsolaterale.

il disturbo ossessivo è tipico dei perfezionisti, molto esigenti, che soffrono di attacchi d'ansia se non fanno ciò che pensano sia giusto e sono spesso sovraccarichi di pensieri ricorrenti e indomabili. Il comportamento di accumulo sarebbe uno dei riti ripetitivi che non possono evitare.

D'altra parte, puoi anche dare un disordine all'interno dello spettro delle delusioni e delle allucinazioni. Questa è una grave condizione psichiatrica che colloca l'individuo in uno stato fuori dalla realtà, senza vedere lo stato degli animali e l'ambiente in cui vivono, negando la sofferenza degli animali e il loro stesso disagio. Ignorando odori, parassiti, mancanza di igiene, ecc ...

Finalmente, nel disturbi affettivi, c'è un modello alterato nelle relazioni di affetto e attaccamento, probabilmente iniziate nell'infanzia. Resta inteso che sono persone con problemi nelle relazioni personali e che hanno difficoltà a socializzare. Il fatto che essi accumulino gli animali denota compulsivamente una mancanza di abilità sociali in cui è più facile per loro relazionarsi agli animali che agli umani.

La malattia porta il paziente ad isolarsi socialmente e ad abbandonarsi, al punto che possono soffrire problemi di salute derivati ​​dall'ambiente folle e trascurato in cui vivono.Possono anche avere un comportamento aggressivo se cercano di affrontare la situazione, dato che non accettano aiuto o non riconoscono la loro situazione.

Oltre alle conseguenze sulla salute delle persone colpite, non dimenticare le conseguenze dirette sugli animali stessi, a causa della mancanza di cure minime, controlli medici, cibo e igiene.

Ciò può portare gli animali a situazioni di grave malnutrizione o gravi malattie (infestazione da parassiti, disidratazione o malnutrizione, ecc.). Gli animali spesso sviluppano problemi comportamentali come aggressività o paura eccessiva, a causa della mancanza di socialità e dello stress permanente che implica vivere in queste condizioni.

I ricercatori ritengono che questo disturbo abbia implicazioni in "salute mentale, benessere degli animali e salute pubblica" e, pertanto, hanno affermato che "riconoscere la loro presenza nella nostra società è il primo passo per essere in grado di identificare e individuare i casi precocemente e affrontare di più efficientemente possibile. "

Scienziati del Ospedale del Mar Istituto di ricerca medica (IMIM) hanno pubblicato sulla rivista Benessere degli animali il primo studio in Spagna e uno dei primi in Europa che fornisce dati su questo disturbo che è ancora poco conosciuto e che ha conseguenze molto negative sia per la salute delle persone che ne soffrono sia per quella degli animali.

Questi dati sono stati ottenuti in uno studio retrospettivo in cui sono state ottenute 24 segnalazioni su vari casi riguardanti 27 persone che avevano accumulato fino a più di migliaia di cani e gatti. Grazie a questo studio, si è concluso che la maggior parte delle persone affette da Sindrome di Noe erano anziane o anziane indipendentemente dal fatto che fossero uomini o donne, socialmente isolati, con una tendenza ad avere una media di 50 animali nella loro casa. che apparteneva a una singola specie per un periodo superiore a cinque anni. Questi animali erano nella maggior parte dei casi in cattive condizioni fisiche (ferite, malattie avanzate e parassiti tra gli altri).

Questo è stato il lavoro pioneristico che l'IMIM, insieme ai protettori degli animali hanno fatto su questa sindrome in Europa. Ciò ha portato al loro essere in grado di avere un contatto più diretto con vari casi della malattia e di essere consapevoli dell'importanza che esso comporta e della sua frequenza.

Sia l'IMIM che i protettori degli animali che avevano collaborato, essendo a conoscenza dei problemi e della frequenza di questa malattia, contattarono l'Associazione Nazionale degli Amici degli Animali (ANAA) e decisero di analizzare tutti i casi che avevano raccolto in Tutti quegli anni di ricerca mi hanno portato a creare un questionario per i tecnici che avevano partecipato a queste indagini.

In precedenza, gli studi erano stati condotti sul disordine negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, tuttavia, per l'Europa, come ho detto prima, questo studio era un pioniere. Tutto questo lavoro di ricerca ha prodotto una consapevolezza dell'importanza della frequenza e con questa importanza e serietà di questo disturbo mentale anche in Europa.

Attualmente, nella maggior parte dei casi il municipio corrispondente rimuove gli animali, ma non viene dato alcun tipo di attenzione alla persona che ne soffre. Poiché la persona che soffre di questa sindrome non accetta il problema e non viene intrapresa alcuna azione in tal senso, dopo un breve periodo finisce con la recidiva.

Il gruppo IMIM sta lavorando con l'amministrazione per creare protocolli di azione multidisciplinari e quando un caso appare, vengono attivati ​​diversi settori come la protezione degli animali, la salute pubblica o il benessere sociale. Questo è il primo lavoro che fornisce dati su questa sindrome in Europa ed è stato reso possibile grazie al rapporto di ricercatori con entità dedicate alla protezione degli animali.

Per poter affrontare questo disturbo da una prospettiva completa e multidisciplinare, il trattamento deve consistere sia di terapia psicologica che di trattamento farmacologico. Questo trattamento è di solito duraturo (mai meno di un anno), ea volte è necessario tenerlo per tutta la vita.

Terapia cognitivo-comportamentale, enfatizzando l'esposizione (per vivere senza tali oggetti) e l'esposizione con la prevenzione della risposta (essendo in grado di esporre oggetti senza doverli raccogliere e accumulare), diminuire l'ansia, ristrutturare i pensieri disfunzionali, ecc. abbastanza efficace

Le terapie si sono concentrate sulla motivazione del paziente, promuovendo l'organizzazione e la ristrutturazione del disturbo, assistendo il terapeuta nei risultati promettenti dello spettacolo domestico.

Tecniche in cui i pazienti possono promuovere una dimostrazione di affetti appropriati, aumentare la loro socializzazione e concentrarsi sulla persona nella situazione reale e nell'ambiente circostante, senza scappare, il che può essere molto utile per la persona.

I veterinari pubblici stanno cercando di persuadere le persone colpite attraverso i colloqui, le multe e la confisca dei loro animali per cambiare il loro comportamento. Negli Stati Uniti, Steketee e Frost, sulla base del modello cognitivo comportamentale dell'accumulazione compulsiva di Frost e Hartl, hanno progettato un ampio programma terapeutico di 26 sessioni.Il trattamento dura sei mesi e include, oltre alle ore di terapia nella prassi o nell'ospedale, alcune sessioni nell'ambiente familiare del paziente.

Farmacologicamente, gli antidepressivi del tipo SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitor) spesso non sono stati efficaci. In uno studio su citalopram (antidepressivo e inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina) controllato dal placebo, della durata di 12 settimane con 401 affetti, l'efficacia della terapia era bassa. Al contrario, in uno studio aperto con paroxetina (antidepressivo, inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina, SSRI con effetto ansiolitico) con 97 pazienti, la terapia ha avuto successo in un terzo delle persone colpite.

Infine, indicherò i requisiti che l'Accademia per la protezione degli animali ha stabilito che devono essere eseguiti per risolvere il problema:

Le informazioni sulla sindrome di Noè dovrebbero essere distribuite tra circoli specializzati (veterinari, uffici pubblici veterinari, avvocati, psicologi, assistenti sociali).

L'ufficio pubblico veterinario deve avere il diritto di accesso in caso di sospetto di accumulo compulsivo di animali.

È necessario un registro centrale, accessibile a tutti gli uffici pubblici veterinari, in cui è possibile ottenere informazioni sui proprietari di animali domestici che violano la legge sulla protezione degli animali.

Sono necessari ulteriori studi di ricerca psicologica e medica, soprattutto in termini di terapia e profilassi.

Al fine di fornire assistenza a uomini e animali, devono essere create condizioni appropriate affinché le persone colpite ricevano cure da terapisti adeguatamente formati.



domenica 25 agosto 2019

A Istanbul i veterinari viaggiano in bus per curare cani e gatti randagi.


Un servizio di assistenza per gli animali di strada in difficoltà, pagato dal comune e che va in giro per la città, soprattutto in estate, quando il caldo torrido e le cucciolate, rendono la vita degli amici a quattro zampe ancora più impegnativa.

Succede a Istanbul, dove il servizio Vetbus, iniziato qualche mese fa come esperimento, è ormai una realtà consolidata e proprio questa estate è stato fondamentale per accudire cani e gatti. Il principio è molto semplice e l'utilizzo dei social fondamentale.


Tramite l'account Twitter o la pagina Facebook, i veterinari della Istanbul Buyuksehir Belediyesi, la città metropolitana di Istanbul, segnalano dove saranno a operare. A quel punto i cittadini portano da loro animali di strada che non hanno padroni in grado di garantirne la cura. Di solito si fermano in un distretto una settimana, in modo tale che le persone abbiano tutto il tempo di segnalare situazioni di difficoltà o portare gli animali in sofferenza direttamente all'autobus.


Un successo reso possibile da un affetto e un rispetto nei confronti degli amici a quattrozampe da parte della popolazione che è davvero più unico che raro. Cani e gatti, ricevono i trattamenti più disparati, dalle vaccinazioni, alle operazioni più complesse. Oltre a una bella dose di coccole.


Il lavoro non manca proprio. Sul loro account Twitter, i veterinari della IBB hanno fatto sapere che dal 5 al 18 agosto, il Vetbus ha eseguito 5.091 operazioni, interventi chirurgici e trattamenti meno complessi, 1.161 vaccinazioni, 1.035 installazioni di microchip e 356 sterilizzazioni. Numeri da record per una città nota in tutto il mondo per il suo amore per gli animali.

FONTE

sabato 13 luglio 2019

Come nasce un oasi felina.



Salvo per miracolo da un incidente stradale, come ex-voto dona al Comune di Città di Castello (Pg) un’oasi felina. Potrebbe essere la trama di un romanzo la storia a lieto fine di Luigi Mario Maggiolini Pescari, tifernate molto conosciuto in città e appassionato di animali, che ha deciso di dedicare la guarigione straordinaria ai suoi amati gatti e di devolvere parte del risarcimento alla costruzione della prima oasi felina dell’Umbria.
“E’ un mio sogno fin da piccolo” ha detto Mario, come lo chiamano tutti, “tra la vita e la morte, mi sono detto se la scampo faccio l’oasi. Ho mantenuto la promessa”. A spiegare come nasce la donazione di Mario è l’avvocato Benedetta Bellini, che l’ha assistito legalmente da quanto la mattina del 13 dicembre 2012 durante una delle sue passeggiate Mario è stato investito da un auto mentre attraversava sulle strisce pedonali. “Un urto violentissimo con uno sbalzo di oltre 30 metri che gli ha causato lesioni gravissime tanto da essere ricoverato d’urgenza al Policlinico di Perugia in pericolo di vita. Sottoposto a molteplici interventi, dopo un ricovero lungo e dolorosissimo, Mario si è salvato ma da uomo di fede sente di essere stato miracolato. In fondo alla sua imprevedibile guarigione hanno sicuramente contribuito i gatti con cui vive dopo che se ne è andato il suo amato ed inseparabile cane Cris. Dopo un’infanzia e un’adolescenza molto dure, ha vissuto la sua giovinezza con la madre, ormai scomparsa, unica persona che si sia presa amorevolmente cura di lui. Adesso, ormai ristabilito, vuole devolvere una parte del risarcimento di cui ha beneficiato a seguito dell’incidente alla costruzione di un’oasi felina, in grado ospitare tanti più gatti randagi possibili e di essere una casa in attesa dell’adozione. Alla sua ripresa, su cui pochi avrebbero scommesso, hanno sicuramente contribuito gli amici i gatti, che gli hanno fatto compagnia e lo hanno amato senza riserve o condizioni. L’oasi è un dono del dolore provato da Mario”.
“Un gesto di grande civiltà” ha detto il sindaco Luciano Bacchetta, anticipando che a Mario sarà riservato il taglio del nastro e una targa il giorno dell’inaugurazione dell’oasi felina, prevista alla fine del mese. Il sindaco e l’assessore all’Ambiente Massimo Massetti hanno ringraziato “Mario per il bel gesto che gli fa onore” e parlato dell’oasi come di “una buona pratica in cui pubblico e privato colgono un obiettivo importante”. Il cantiere per l’oasi felina, accanto al canile comprensoriale di Mezzavia di Lerchi, è già al lavoro su un progetto di Italo Cesarotti, realizzato dalla ditta Il Compasso per una struttura di circa 300metri quadrati con 5 box e spazi liberi. “Manca solo l’arredamento” ha detto Cesarotti “l’abbiamo pensato stile casa di famiglia e potremmo ricorrere a donazioni dei cittadini per allestire gli spazi con mobili che ricreino l’ambiente domestico”. “Ma non chiamatelo gattile” ha precisato Giovanni Giorgi, dirigente veterinario della Asl Umbria 1: “L’oasi è un progetto-pilota, interpreta la legge nazionale e regionale che vuole, a differenza dei cani, i gatti in libertà. C’è una struttura analoga a Collestrada ma senza l’apporto dei privati. La struttura potrà ospitare solo esemplari che non possono vivere liberi perché malati o per altri motivi, sarà gestita da Enpa e dalla ASL per quanto riguarda gli aspetti sanitari o di anagrafe. Ce ne era davvero bisogno: i dati parlano di una popolazione felina pari in Alta Valle del Tevere a 787 esemplari, 491 concentrati a Città di Castello, per 187 colonie feline censite. La sensibilità verso i gatti sta aumentando portando con sé un numero di gattare e gattari in crescita e di conseguenza anche i punti di raduno degli esemplari prolificano. Questa deve continuare ad essere la gestione ordinaria della popolazione felina sul territorio”. Il sindaco, in quanto presidente della Provincia di Perugia, ha anche annunciato un collegamento con il servizio Sportello a Quattro zampe, che, con oltre 250mila collegamenti, è uno strumento prezioso di comunicazione per la tutela e il benessere degli animali d'affezione.

Alla presentazione dell’oasi felina, nella Sala Giunta Peppino Impastato del comune di Città di Castello, ha partecipato anche Enrico Milanesi che, a nome del Centro Fotografico Tifernate ha annunciato che donerà alcune foto di gatti per arredare l’ambiente, Cesare Sassolini, promotore finanziario, che ha assistito Mario Maggiolini per gli aspetti tecnici.

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lunedì 24 giugno 2019

Ecco perché in Olanda non c’è nessun cane randagio.



In Olanda non esistono cani randagi: sembra impossibile, invece è proprio così. Eppure, era uno dei paesi con il maggior numero di animali abbandonati che vivevano in strada, almeno fino agli anni 2000.

Come è stato possibile azzerare addirittura il fenomeno, lo spiega un report pubblicato nel 2012 dalla Animal Fundation Platform, che ricostruisce la storia del randagismo nel Paese.
Nel diciannovesimo secolo tutte le famiglie nobili possedevano un cane, sempre di razza, come segno di benessere ed erano spesso rappresentati con loro anche nei dipinti fiamminghi. I cani ben curati e nutriti erano un simbolo della ricchezza stessa dei loro padroni e dunque erano considerati un vero e proprio status.

Nello stesso secolo, però, le città avevano introdotto la cosiddetta “dog tax”: una tassa sul possesso di cani. Questa è stata una delle cause dello scoppio del randagismo alla fine dell’Ottocento, come hanno dimostrato il numero di cani randagi nei municipi che avevano introdotto la tassa rispetto a quelli dove invece non veniva applicata.

Non solo: in questi stessi anni, il paese è stato colpito da una tremenda epidemia di rabbia. Per questo le persone abbandonavano i loro animali, nella speranza di limitare il contagio.
Questo ha portato all’esplosione del numero dei randagi in giro per le strade e i canali. La relazione degli olandesi con i cani è sempre stata forte, però. Già nel 1864 ad Amsterdam aveva aperto un primo canile per accogliere i randagi e i Paesi Bassi sono stati il primo stato europeo a veder seduti in Parlamento i membri del partito animalista.


Negli anni a seguire, nel paese sono nati moltissimi gruppi a difesa degli animali e proprio questo ha aiutato a creare consapevolezza dell’importanza di trattare bene i propri animali domestici e di considerarli parte della famiglia. Inoltre, l’iniziativa di queste associazioni ha avuto un impatto sia pratico che culturale: sono stati aperti moltissimi centri per accogliere cani abbandonati, ma soprattutto i volontari hanno lavorato con le persone per far percepire loro il danno che creavano nell’abbandonare i loro amici a quattro zampe.

Inoltre, oggi gli oltre duecento canili nel paese sono attivissimi nel recupero di ogni randagio segnalato: le persone chiamano e qualcuno va a salvarlo immediatamente, senza costi. Ovviamente, nessuno di questi centri pratica la soppressione e l’obiettivo è prendersi cura di tutti i cani, sia cuccioli che più anziani, fino a che una famiglia non li adotta.

Dal punto di vista della legislazione, l’Olanda è riuscita ad eliminare completamente il randagismo attraverso l’introduzione di alcune regole. La prima è stata l’obbligo di sterilizzazione e castrazione, che viene eseguita gratuitamente nelle cliniche veterinarie. Inoltre, sono fissati dei giorni del mese in cui è possibile vaccinare gratuitamente gli animali. Questo ha permesso in pochissimo tempo di sterilizzare il 70% della popolazione canina femminile e dunque di ridurre anche il numero di cuccioli abbandonati.

Successivamente, sono state anche introdotte regole stringenti sul benessere e sul trattamento degli animali. Ogni atto di crudeltà nei confronti dei propri amici a quattro zampe è punibile con fino a tre anni di carcere e una multa di almeno 17 mila euro. Per permettere di individuare questi reati, la polizia olandese ha creato una unità speciale che si occupa di crudeltà nei confronti degli animali e del loro abbandono.

Infine, il governo ha voluto spingere i cittadini ad adottare e a non comprare cani. Per questo ha alzato in modo significativo le tasse sui cani di razza acquistati: questo ha fatto sì che le persone ci pensassero due volte prima di spendere migliaia e migliaia di euro in tasse per un cane di razza e preferissero salvare qualche cucciolo dal canile.

Inoltre, non solo le associazioni ma anche la stampa è molto attenta al fenomeno, che tiene costantemente monitorato, informando i cittadini di anno in anno sul fatto che tutti i cani del paese continuino ad essere ben accuditi e nessuno di loro rischi la vita per strada.

Tutto questo - un insieme di fattori culturali e legislativi - ha permesso all’Olanda di essere un paese esemplare nella cura degli animali e soprattutto forse l’unico paese al mondo senza randagi.

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domenica 9 giugno 2019

L'abbandono

Che faccia ha l'abbandono?

Si può dare un volto a un gesto?

In realtà si, la faccia dell'abbandono è questa:



Nessun fotomontaggio, nessuna foto presa da internet, queste sono foto fatte subito dopo il ritrovamento davanti al nostro rifugio, uno scatolone forato con dentro due cuccioli. Subito recuperati e immediatamente, messi al sicuro con cibo, acqua, lettiera e cuccia.

Ma tutto questo non è un gesto vile che nasce casualmente, ma ha radici molto profonde e spesso insospettabili, le più comuni sono quelle di cui abbiamo spesso parlato, disinteresse, scarso valore che si da al proprio animale domestico, scarso senso di responsabilità o di buonsenso. Altre sono più profonde e radicate, mascherate appunto di "buonsenso" , ve ne racconto qualcuna che ho dovuto purtroppo leggere: voglio rispettare la natura del gatto e quindi non voglio castrarlo

L'affermazione pare ragionevole vero? 

Parliamone: il gatto non castrato in casa sclera perché va in calore e non può accoppiarsi, può sviluppare forme tumorali ai testicoli, marca la casa (e sfido chiunque a dire che questo non è un problema…) , fugge e rischia di finire investito, azzuffarsi con altri gatti per il territorio contraendo dalle ferite malattie infettive mortali, mette incinte gatte che creeranno altri cuccioli che finiranno randagi per strada.

Altra genialità: i gatti devono vivere all'aperto, ho il giardino e quindi il gatto può stare in casa ma DEVE stare anche in giardino. 

Parliamone: la natura del gatto è sicuramente una natura semidomestica, un gatto può benissimo vivere allo stato selvatico, anche se questo compromette qualità e quantità della vita, ma nel momento in cui si decide di prendersi cura di un gatto, andrebbe fatta una valutazione attenta della situazione. Se il gatto è piccolo NON deve andare in giardino, perché essendo un animale territoriale non ha ancora ben stabilito la sua zona e rischia di perdersi. 
Se il gatto non è sterilizzato NON deve andare in giardino perché cercherà di accoppiarsi, allontanandosi rischiando di perdersi, di venire investito, di restare incinta, di contrarre malattie. 

In ogni caso se un gatto vive il giardino, il giardino deve essere pensato a misura di gatto, dato che il mondo in cui vive il gatto è pensato a misura di uomo, e quindi il giardino deve essere un posto protetto e sicuro, dove il nostro amico di cui siamo RESPONSABILI possa divertirsi e godersi la vita.

Ultima nota: gestire le richieste (le tante richieste) che iniziano con un "ho bisogno" invece di vorrei, per favore, scusate, è uno sforzo notevole, anche perché se le associazioni funzionano è grazie ai volontari ma grazie anche ai sostenitori che non sono (come fa qualcuno) persone da "spremere" ma persone da sensibilizzare e da far agire, quando l'associazione materialmente non può, dal canto suo l'associazione fornisce i mezzi per divulgare gli appelli e le richieste in modo che si raggiunga la più ampia fetta di pubblico, ma il resto spetta a VOI

Il senso dell'essere animalisti, non è quello di "ho visto un gatto, sta male, pensateci voi". E' "ho visto un gatto, sta male, ho chiesto aiuto ai vigili urbani / ho dato aiuto, è al sicuro, mi aiutate a trovargli una casa?" .

E ancora una volta, ecco delle foto che spiegano meglio di tante parole cosa vuol dire fare parte di una associazione che DAVVERO combatte il randagismo sul territorio e si occupa di gatti.





P.S. questi gattini sono in cerca di casa.

Alberto.



lunedì 20 maggio 2019

Magnus: una storia di amara indifferenza.


Molti avranno seguito nella nostra pagina Facebook : www.facebook.com/learistogatteonlus/. la storia di Magnus.

Ma voglio raccontarla per chi non ne fosse a conoscenza, questo gatto maschio ci viene segnalato più volte in pagina, nessuno lo vuole recuperare, una nostra volontaria che abita in zona decide di provarci e si reca a Valverde, cercando di fare il recupero.
Vengono contattati i vigili urbani, come da prassi dato che tutti i randagi appartengono al comune, ma loro non tentano nemmeno di recuperarlo, non c'è soccorso veterinario e il comune non è intenzionato a pagare le eventuali spese mediche.
La nostra volontaria, con molta pazienza riesce a recuperare il gatto, non è aggressivo solo spaventato e confuso, lo porta a casa con se.

Il gatto è in pessime condizioni, oltre a essere sporco, risulta disidratato e disorientato, ma reagisce alle cure e alle coccole. Viene portato per due volte dal veterinario dove ci appoggiamo, prima vengono fatte le analisi del sangue e successivamente un ecografia.
Il gatto ha subito un trauma cranico.

Un incidente forse o l'opera dell'uomo, non è dato saperlo, nessuno si è preso cura di lui fin quando non è arrivata la nostra volontaria.
Inizia la cura, fatta di flebo a lento dosaggio per idratarlo, farmaci, cibo e coccole. Il gatto reagisce bene, ma improvvisamente una mattina, viene trovato semi svenuto, spento, con ancora in bocca il cibo della sera precedente. Il trauma cranico, si scoprirà poi, ha creato un edema che preme sul cervello.
La nostra volontaria passa un intera domenica con Magnus addosso, un gatto con crisi epilettiche, cercando di calmarlo e di fargli compagnia.
La foto che vedete ritrae Magnus messo nel letto della volontaria, cosi da poterlo monitorare costantemente.
Il giorno dopo, viene ricoverato d'urgenza, con ossigeno e adrenalina, le condizioni appaiono subito disperate, Magnus si spegne nel primo pomeriggio.

Per quanti sforzi abbia fatto la nostra volontaria, per quanto impegno, per quanto amore, per quante cure abbia dato, non è bastato a salvarlo dall'incuria delle persone, delle istituzioni che hanno preferito fregarsene e non considerare che anche Magnus era un essere vivente, con un cuore, dei sentimenti e dei bisogni.

Ora Magnus non c'è più, tutto quello che la nostra volontaria e noi come associazione potevamo fare, l'abbiamo fatto, ci rimane l'amarezza di una vita che si è spenta e che forse si sarebbe potuta salvare se fosse stata soccorsa prima o non avesse vissuto in strada.

(Alberto)

giovedì 16 maggio 2019

Le considerazioni amare del periodo delle nascite e non solo.




Come ogni anno arriva il periodo delle nascite e come sempre arrivano gli animalisti del dopopranzo, o come si usa ora gli animalisti da tastiera. 


Come direbbe il buon Piero Angela l'animalista da tastiera è colui che difficilmente muove un dito in favore di un animale in difficoltà (scusa classiche: allergia, numero imprecisato di cani, donna incinta, marito/moglie/figlio allergico/contrario, lavoro da 25 ore al giorno, mancanza di spazio… quest'ultima è carina perché tenendo conto le dimensioni di un gatto evidentemente vivono in spazi monodimensionali) , insomma appena questa interessante specie di animalista vede o sente di qualche gattino in difficoltà subito contatta qualche associazione animalista (fatta di volontari…) chiedendo aiuto e usando la parola magica "DOVETE!!!" perché altrimenti siete "VOI" i mostri che sta facendo morire il cucciolo di turno. 


Il problema è che il "dovete" non è cedibile come un assegno a vuoto ma bensì è a carico di chi per primo nota l'emergenza che può girarsi dall'altra parte (ognuno ha la sua coscienza e può giustificarsi come vuole) oppure dimostrare carattere soccorrere immediatamente l'animale in pericolo e dopo vedere di trovare aiuto più specialistico o cercare una collocazione.

Noi da parte nostra continuiamo a fare il possibile e a volte l'impossibile per salvare tutti i gatti che troviamo e che ci vengono segnalati, ovviamente dando la precedenza a quegli animali che sono da soli e che nessuno ha preso in stallo e che quindi finirebbero morti di stenti o uccisi dalle auto o dagli stessi esseri umani che spesso amano lasciare bocconi avvelenati in giro. 


Eppure non basta e allora affittiamo gabbie trappola per i gatti più difficili, affittiamo gabbioni per le cucciolate più numerose…eppure non basta.


Siamo noi degli specialisti? 


Forse ci scambiano per un servizio pubblico? 


O siamo veterinari?


Niente di tutto questo, siamo degli esseri umani, con lavoro o senza, con famiglia o senza, che hanno deciso di dedicare un periodo della loro esistenza per salvaguardare i gatti randagi che l'indifferenza comunale/regionale/statale lascia alla loro sorte.


Eppure veniamo tutte le volte scambiati per "esperti salvatori stipendiati da una entità misteriosa che DEVONO agire" , esempio recente un gatto adulto abbandonato a Valverde (ridente paesello in provincia di Catania) , in quel caso ci sono arrivate segnalazioni su segnalazioni (e nessuno poteva catturare la feroce tigre, la si poteva guardare solo da lontano….) , una nostra volontaria si reca sul posto e di santa pazienza contatta i vigili urbani del ridente paesello, i quali affermano di non poter fare nulla in quanto non hanno il soccorso veterinario e il comune non si assume le spese di eventuali cure del gatto. 


Eccoci qui arrivati al punto, il comune non si assume le spese mediche, i randagi sono proprietà del comune eppure… quindi tra gli animalisti da tastiera e comuni distratti e in povertà (facciamo una colletta per il comune di Valverde? Oltre il gatto salviamo anche il comune….) , chi agisce?

I volontari , che riescono a catturare la feroce tigre (un povero gatto malconcio e buono) e iniziano a curarlo sostenendo spese di notevole entità nella speranza di dargli una vita (quel che rimane) decente. 


Ecco magari chi quando si vota si potrebbe valutare a chi si sta dando il voto, ma questo è un discorso lungo complesso e che sicuramente tirerebbe in ballo il classico scarica barile, dando la colpa alla regione, allo stato, al fato e chissà a chi.


Tornando al problema principale, altra situazione interessante, via Umberto , Catania, zona centralissima piena di negozi, a meno di 1 km dal comune di Catania, un gatto in un automobile non riesce a uscire, la procedura vuole (dato che i randagi sono sempre proprietà del comune) che si chiami i vigili urbani che cercheranno il proprietario dell’automobile e se fosse irreperibile, i vigili del fuoco che provvedano a far uscire il gatto illeso dall’auto o se non è possibile a forzare il cofano per farlo uscire. Ebbene ancora una volta, sia i vigili urbani sia i vigili del fuoco, fatta la passeggiatina constatato che il gatto era nell’auto hanno preferito non fare nulla. E ancora una volta una nostra volontaria è rimasta li fino alle 21, sperando e cercando di fare uscire il gatto e alla fine per disperazione, lasciando un biglietto sull’auto avvisando il proprietario della situazione.


Tutto ciò a quale conclusione ci porta?


Semplice, la gente sia stipendiata che non, delega agli altri, che di cuore tengono realmente a l’integrità degli animali, doveri e compiti che semplicemente non sono di loro competenza ne possono fare (immaginate se un volontario forzasse il vano motore di un auto o se dicesse a un veterinario: il conto lo porta al sindaco). 


Lungi dal voler essere polemico dato che qui si parla di vite, forse di serie B per qualcuno, ma sempre vite, sarebbe il caso che tante persone avessero la spina dorsale e il carattere di prendersi qualche responsabilità e darsi da fare, sia quando si vedono le cose, sia quando si deve decidere chi ci amministra.


E soprattutto la risposta per tutti è:  sterilizzare.


Alberto. 

domenica 10 marzo 2019

Cucce con pannelli solari per cani e gatti randagi, l’idea degli studenti di un liceo in Turchia


Oğuz Özgür e Ahmet Ercan Kaya sono due adolescenti come tanti, ma a differenza di altri hanno delle buone idee e in questo caso le hanno applicate per aiutare i cani e gatti randagi. È infatti di questi due studenti del liceo artistico di Ahmet Yakupoğlu, nella provincia di Kütahya, nella Turchia occidentale, il progetto e la realizzazione di una cuccia per gli animali randagi che viene riscaldata utilizzando l’energia solare.
I due studenti della scuola superiore hanno avuto l’idea dopo aver visto i cani che vivono nel loro cortile di casa affrontare condizioni climatiche sfavorevoli. Così i due hanno deciso di mettere in moto il loro cervello e, dopo aver ricevuto il sostegno dal loro insegnante di biologia, hanno sviluppato delle cucce che raccolgono l’energia solare e la immagazzinano in una batteria che trasferisce l’energia in un tappetino sul pavimento della cuccia per tenere gli animali al caldo in qualsiasi condizione. «Il nostro obiettivo è impedire che gli animali patiscano il freddo, migliorando la loro vita anche in caso» ha spiegato Özgür ai media turchi.
Muzaffer Efe, l’insegnante di biologia responsabile del progetto, ha detto all’Anadolu Agency (AA) che gli studenti inizialmente avevano pensato di utilizzare energia elettrica della città, ma poi hanno deciso di realizzare un progetto che avesse anche un aspetto ecologico: così è nato il progetto e hanno raccolto i materiali necessari spendendo in totale circa 100 lire turche (circa 17 euro).
Il progetto è stato presentato alla Bursa Regional Exhibition nell’ambito del cinquantesimo concorso di ricerca per studenti delle scuole superiori e Oğuz Özgür e Ahmet Ercan Kaya puntano al primo posto nella sezione “Valori educativi”. Ma per il loro professore loro hanno già vinto, non solo per l’ingegno dimostrato, ma per la sensibilità dimostrata verso gli animali randagi.

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venerdì 8 marzo 2019

Gatto completamente cieco e più piccolo del normale guarda il mondo in modo speciale.


Con gli occhi bianchi. Questo piccolissimo gatto è nato completamente cieco: è stato portato in gattile quando aveva pochi giorni di vita e bisognoso di urgenti cure mediche. I veterinari si sono subito accorti che non sarebbe mai diventato grande come i suoi fratelli. A causa di queste due caratteristiche, tutti pensavano che le sue possibilità di adozione sarebbero state ridotte.



E le cose stavano purtroppo andando in quel modo se il cucciolo non fosse riuscito a conquistare Elliot e Nathanial Green. La coppia si è recata al Lynchburg Humane Society di Lynchburg, in Virginia, durante un evento di adozione, alla ricerca di un gattino siamese.
«Tutti i siamesi erano già stati adottati. Ma per fortuna una volontaria ci ha fatto capire che Merlin sarebbe stato perfetto per noi».



Sono andati nell'ala medica del rifugio per incontrarlo. E nonostante non avesse vista, Merlin capì subito che aveva dei visitatori: si è subito avvicinato a loro per annusarli. Poi, con nonchalance, si è rannicchiato vicino al braccio di Elliot e ha iniziato a fare le fusa. «Era chiaro che ci aveva scelto ed era pronto per la sua nuova vita».



Nel suo primo giorno a casa, Merlin ha mappato l'appartamento come un professionista, lasciandosi guidare da tatto, olfatto e udito. E «non ha avuto problemi dal primo momento. Mi ha molto impressionato: è come se ci vedesse. Mettere prima la zampa per capire se un oggetto è davanti a lui o meno. E gli basta passare solo una volta per ricordarsi tutto».



«E' il gatto più rilassato che abbia mai incontrato, tutto quello che vuole sono solo cibo e coccole». Merlin «vede» il mondo in modo diverso, con i suoi altri incredibili sensi. E può giocare, saltare, correre e saltare come qualsiasi altro gatto. Una meraviglia.



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giovedì 21 febbraio 2019

Si separano e il giudice ordina l’affido condiviso per il cane: “Il sentimento per gli animali è un valore”

«Il sentimento per gli animali costituisce un valore meritevole di tutela». Lo scrive il presidente del tribunale di Sciacca nell’ambito di un procedimento per separazione giudiziale tra due coniugi. Il giudice ha dato in affidamento il gatto all’ex marito e il cane ai entrambi gli ex coniugi a settimane alterne.

«Rilevato che in mancanza di accordi condivisi e sul presupposto che il sentimento per gli animali costituisce un valore meritevole di tutela, anche in relazione al benessere dell’animale stesso - scrive il giudice nell’ordinanza sulla separazione non consensuale - assegna il gatto al resistente che dalla sommaria istruttoria appare assicurare il migliore sviluppo possibile dell’identità dell’animale, e il cane, indipendentemente dall’eventuale intestazione risultante nel microchip, a entrambe le parti, a settimane alterne, con spese veterinarie e straordinarie al 50 per cento».
È il primo caso in Italia, nel corso di un procedimento di separazione giudiziale, in cui un tribunale stabilisce non solo l’affidamento degli animali domestici ma anche la reciproca partecipazione alle spese.

mercoledì 20 febbraio 2019

Toxoplasmosi e donne in gravidanza: non serve abbandonare il proprio gatto.


Quando si parla di Toxoplasmosi è fondamentale, in ambito veterinario, tenere presente che il
gatto domestico o randagio non trasmette assolutamente Toxoplasma attraverso la saliva,
né tantomeno attraverso il contatto o accarezzandone il pelo. Quindi non è necessario che
le donne in gravidanza abbandonino il gatto per salvaguardare la salute del nascituro.
Non esistono pericoli nella convivenza con il proprio animale domestico, quindi non è
necessario liberarsi del proprio compagno di vita durante l’attesa di un figlio.
Infatti, seguendo le corrette procedure igienico-sanitarie non si contrae questa patologia,
ossia pulendo la lettiera in modo quotidiano con prodotti idonei, lavandosi le mani dopo aver
effettuato tale procedura o meglio utilizzando guanti in lattice, evitando di mettere le mani
in bocca dopo aver effettuato queste pulizie.
Sono ben altre le attività o i comportamenti rischiosi da gestire nel migliore dei modi per
evitare di contrarre la patologia.
Purtroppo il messaggio che spesso passa dai notiziari o da articoli di cronaca quotidiana è
errato e sarebbe buona norma documentarsi in modo esaustivo per evitare inutili preoccupazioni
o portare a drastiche decisioni.
Quindi per i gatti che arrivano a casa è importante che siano regolarmente controllati e vaccinati,
puliti da persone sane e non gravide, o comunque con misura di sicurezza idonee, non somministrando
al proprio animale carne cruda, non introducendo animali nuovi in casa senza aver effettuato qualche
accertamento più approfondito.
Esiste un test sierologico che si può effettuare all’animale per conoscere preventivamente se,
durante la sua vita, è venuto in contatto con questo protozoo. Ma la cosa più importante per una
donna gravida è sapere che la maggiore fonte di pericolo non sono i gatti. Inoltre è sempre buona
norma valutare attentamente quello che viene detto o scritto da persone poco informate, consultando
invece il proprio medico curante e il proprio veterinario.
Toxoplasma Gondii è un protozoo della famiglia delle Sarcocistydae con un ciclo biologico
piuttosto complesso, grazie alla sua struttura consente l’aggancio alle cellule intestinali,
che ne garantiscono la sua sopravvivenza. Scoperto nel 1908 in seguito alla moria di un
gruppo di Gondi (roditori tedeschi), nel corso degli anni si sono effettuati molti studi in merito,
ma nonostante questo esistono alcuni punti poco chiari per la gestione del problema.
L’unico animale in grado di sopportare il ciclo intestinale tipico di questo coccide è il gatto con due fasi predominanti:
SCHIZZOGONIA  con sede intestinale produce formazioni cistiche (fino a 32, chiamati merozuiti)
GAMONTI con localizzazione a livello dell’ileo.
Nel gatto l’infezione gastroenterica è asintomatica.
Il gatto si infetta principalmente cibandosi di carne di piccoli roditori. Esso rappresenta
l'animale serbatoio per la riproduzione del protozoo, in quanto nel suo intestino il toxoplasma
svolge il suo ciclo di riproduzione sessuata. Le ovocisti vengono emesse con le feci del gatto
e possono essere ingerite da un altro animale o rarissimamente dall'uomo, i quali rappresentano quindi i suoi ospiti intermedi.
Il gatto viene considerato sia ospite definitivo che ospite intermedio in quanto le forme
infettanti ingerite possono continuare il loro ciclo intestinale oppure proliferare come
tachizuiti ed incistarsi nel tessuto muscolare e nel tessuto nervoso come bradizuita,a volte
asintomatica, altre provocando alcune manifestazioni cliniche nel felino abbastanza serie:
alterazioni neurologiche, patologie oculari, febbre, dolori muscolari, abbattimento,
soprattutto nei gatti FIV positivi (immunodeficienza felina) come fattore predisponente.
Il Toxoplasma gondii vive in genere nel tratto intestinale, quindi la coabitazione tra
gatti e uomo non è un fattore di rischio importante per l'infezione di Toxoplasma, in
quanto il gatto elimina le oocisti solo per 1-2 settimane in seguito all'infezione
(periodo prepatente) , e le stesse non sono ancora infettanti, poiché sporulano nel
terreno nell'arco di 1-7 giorni; quindi con una regolare pulizia della lettiera (acqua e candeggina)
e dell'ambiente esterno si annulla completamente il rischio.
Molto più pericoloso è cibarsi di carni crude o poco cotte (specie di agnello e suino),
di insaccati, di verdure lavate male o di latticini non pastorizzati, attività di giardinaggio
per la presenza eventuali di oocisti sporulate rilasciate con le feci da gatti randagi.
E’ stato inoltre effettuato uno studio con pazienti HIV infettando sperimentalmente gatti
sani con Toxoplasma Gondii, monitorando il rilascio costante di oocisti infette per almeno
10 giorni e tosando quotidianamente il pelo nella zona perineale. è stata dimostrata la totale
assenza delle oocisti, quindi il rischio è nullo. Troppe volte purtroppo si crea confusione
in merito a questo ambito nelle donne in gravidanza, provocando vere e proprie psicosi e
incrementando inutilmente abbandoni e allarmismi.

lunedì 18 febbraio 2019

Dichiarazione universale dei diritti dell'animale

Preambolo

Considerato che ogni animale ha dei diritti;
Considerato che il riconoscimento ed il disprezzo di questi diritti hanno portato e continuano a portare l’uomo a commettere dei crimini contro la natura e contro gli animali;
Considerato che il riconoscimento da parte della specie umana del diritto all’esistenza delle altre specie animali costituisce il fondamento della coesistenza della specie nel mondo;
Considerato che genocidi sono perpetrati dall’uomo e altri ancora se ne minacciano;
Considerato che il rispetto degli animali da parte dell’uomo è legato al rispetto degli uomini tra loro;
Considerato che l’educazione deve insegnare sin dall’infanzia a osservare, comprendere, rispettare e amare gli animali.

Articolo 1
Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza.

Articolo 2
Ogni animale ha diritto al rispetto.
L’uomo, in quanto specie animale, non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli violando questo diritto. Egli ha il dovere di mettere le sue conoscenze al servizio degli animali.
Ogni animale ha diritto alla considerazione, alle cure e alla protezione dell’uomo.

Articolo 3
Nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli.
Se la soppressione di un animale è necessaria, deve essere istantanea, senza dolore, né angoscia.

Articolo 4
Ogni animale che appartiene ad una specie selvaggia ha il diritto a vivere libero nel suo ambiente naturale terrestre, aereo o acquatico e ha il diritto di riprodursi.
Ogni privazione di libertà, anche se a fini educativi, è contraria a questo diritto

Articolo 5
Ogni animale appartenente ad una specie che vive abitualmente nell’ambiente dell’uomo ha il diritto di vivere e di crescere secondo il ritmo e nelle condizioni di vita e di libertà che sono proprie della sua specie.
Ogni modifica di questo ritmo e di queste condizioni imposta dall’uomo a fini mercantili è contraria a questo diritto.

Articolo 6
Ogni animale che l’uomo ha scelto per compagno ha diritto ad una durata della vita conforme alla sua naturale longevità.
L’abbandono di un animale è un atto crudele e degradante.

Articolo 7
Ogni animale che lavora ha diritto a ragionevoli limitazioni di durata e intensità di lavoro, ad un’alimentazione adeguata e al riposo.
Articolo 8
La sperimentazione animale che implica una sofferenza fisica o psichica è incompatibile con i diritti dell’animale sia che si tratti di una sperimentazione medica, scientifica, commerciale.

Articolo 9
Nel caso che l’animale sia allevato per l’alimentazione, deve essere nutrito, alloggiato, trasportato e ucciso senza che per lui ne risulti ansietà e dolore.

Articolo 10
Nessun animale deve essere usato per il divertimento dell’uomo.
Le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano degli animali sono incompatibili con la dignità dell’animale.

Articolo 11
Ogni atto che comporti l’uccisione di un animale senza necessità è un biocidio, cioè un delitto contro la vita.

Articolo 12
Ogni atto che comporti l’uccisione di un numero di animali selvaggi è un genocidio, cioè un delitto contro la specie.
L’inquinamento e la distruzione dell’ambiente naturale portano al genocidio.

Articolo 13
L’animale morto deve essere trattato con rispetto.
Le scene di violenza di cui animali sono vittime devono essere proibite al cinema e alla televisione, a meno che non abbiano come fine di mostrare un attentato ai diritti dell’animale.

Articolo 14
Le associazioni di protezione e di salvaguardia degli animali devono essere rappresentate a livello governativo.
I diritti dell’animale devono essere difesi dalla legge come i diritti dell’uomo.