lunedì 24 giugno 2019

Ecco perché in Olanda non c’è nessun cane randagio.



In Olanda non esistono cani randagi: sembra impossibile, invece è proprio così. Eppure, era uno dei paesi con il maggior numero di animali abbandonati che vivevano in strada, almeno fino agli anni 2000.

Come è stato possibile azzerare addirittura il fenomeno, lo spiega un report pubblicato nel 2012 dalla Animal Fundation Platform, che ricostruisce la storia del randagismo nel Paese.
Nel diciannovesimo secolo tutte le famiglie nobili possedevano un cane, sempre di razza, come segno di benessere ed erano spesso rappresentati con loro anche nei dipinti fiamminghi. I cani ben curati e nutriti erano un simbolo della ricchezza stessa dei loro padroni e dunque erano considerati un vero e proprio status.

Nello stesso secolo, però, le città avevano introdotto la cosiddetta “dog tax”: una tassa sul possesso di cani. Questa è stata una delle cause dello scoppio del randagismo alla fine dell’Ottocento, come hanno dimostrato il numero di cani randagi nei municipi che avevano introdotto la tassa rispetto a quelli dove invece non veniva applicata.

Non solo: in questi stessi anni, il paese è stato colpito da una tremenda epidemia di rabbia. Per questo le persone abbandonavano i loro animali, nella speranza di limitare il contagio.
Questo ha portato all’esplosione del numero dei randagi in giro per le strade e i canali. La relazione degli olandesi con i cani è sempre stata forte, però. Già nel 1864 ad Amsterdam aveva aperto un primo canile per accogliere i randagi e i Paesi Bassi sono stati il primo stato europeo a veder seduti in Parlamento i membri del partito animalista.


Negli anni a seguire, nel paese sono nati moltissimi gruppi a difesa degli animali e proprio questo ha aiutato a creare consapevolezza dell’importanza di trattare bene i propri animali domestici e di considerarli parte della famiglia. Inoltre, l’iniziativa di queste associazioni ha avuto un impatto sia pratico che culturale: sono stati aperti moltissimi centri per accogliere cani abbandonati, ma soprattutto i volontari hanno lavorato con le persone per far percepire loro il danno che creavano nell’abbandonare i loro amici a quattro zampe.

Inoltre, oggi gli oltre duecento canili nel paese sono attivissimi nel recupero di ogni randagio segnalato: le persone chiamano e qualcuno va a salvarlo immediatamente, senza costi. Ovviamente, nessuno di questi centri pratica la soppressione e l’obiettivo è prendersi cura di tutti i cani, sia cuccioli che più anziani, fino a che una famiglia non li adotta.

Dal punto di vista della legislazione, l’Olanda è riuscita ad eliminare completamente il randagismo attraverso l’introduzione di alcune regole. La prima è stata l’obbligo di sterilizzazione e castrazione, che viene eseguita gratuitamente nelle cliniche veterinarie. Inoltre, sono fissati dei giorni del mese in cui è possibile vaccinare gratuitamente gli animali. Questo ha permesso in pochissimo tempo di sterilizzare il 70% della popolazione canina femminile e dunque di ridurre anche il numero di cuccioli abbandonati.

Successivamente, sono state anche introdotte regole stringenti sul benessere e sul trattamento degli animali. Ogni atto di crudeltà nei confronti dei propri amici a quattro zampe è punibile con fino a tre anni di carcere e una multa di almeno 17 mila euro. Per permettere di individuare questi reati, la polizia olandese ha creato una unità speciale che si occupa di crudeltà nei confronti degli animali e del loro abbandono.

Infine, il governo ha voluto spingere i cittadini ad adottare e a non comprare cani. Per questo ha alzato in modo significativo le tasse sui cani di razza acquistati: questo ha fatto sì che le persone ci pensassero due volte prima di spendere migliaia e migliaia di euro in tasse per un cane di razza e preferissero salvare qualche cucciolo dal canile.

Inoltre, non solo le associazioni ma anche la stampa è molto attenta al fenomeno, che tiene costantemente monitorato, informando i cittadini di anno in anno sul fatto che tutti i cani del paese continuino ad essere ben accuditi e nessuno di loro rischi la vita per strada.

Tutto questo - un insieme di fattori culturali e legislativi - ha permesso all’Olanda di essere un paese esemplare nella cura degli animali e soprattutto forse l’unico paese al mondo senza randagi.

FONTE

domenica 9 giugno 2019

L'abbandono

Che faccia ha l'abbandono?

Si può dare un volto a un gesto?

In realtà si, la faccia dell'abbandono è questa:



Nessun fotomontaggio, nessuna foto presa da internet, queste sono foto fatte subito dopo il ritrovamento davanti al nostro rifugio, uno scatolone forato con dentro due cuccioli. Subito recuperati e immediatamente, messi al sicuro con cibo, acqua, lettiera e cuccia.

Ma tutto questo non è un gesto vile che nasce casualmente, ma ha radici molto profonde e spesso insospettabili, le più comuni sono quelle di cui abbiamo spesso parlato, disinteresse, scarso valore che si da al proprio animale domestico, scarso senso di responsabilità o di buonsenso. Altre sono più profonde e radicate, mascherate appunto di "buonsenso" , ve ne racconto qualcuna che ho dovuto purtroppo leggere: voglio rispettare la natura del gatto e quindi non voglio castrarlo

L'affermazione pare ragionevole vero? 

Parliamone: il gatto non castrato in casa sclera perché va in calore e non può accoppiarsi, può sviluppare forme tumorali ai testicoli, marca la casa (e sfido chiunque a dire che questo non è un problema…) , fugge e rischia di finire investito, azzuffarsi con altri gatti per il territorio contraendo dalle ferite malattie infettive mortali, mette incinte gatte che creeranno altri cuccioli che finiranno randagi per strada.

Altra genialità: i gatti devono vivere all'aperto, ho il giardino e quindi il gatto può stare in casa ma DEVE stare anche in giardino. 

Parliamone: la natura del gatto è sicuramente una natura semidomestica, un gatto può benissimo vivere allo stato selvatico, anche se questo compromette qualità e quantità della vita, ma nel momento in cui si decide di prendersi cura di un gatto, andrebbe fatta una valutazione attenta della situazione. Se il gatto è piccolo NON deve andare in giardino, perché essendo un animale territoriale non ha ancora ben stabilito la sua zona e rischia di perdersi. 
Se il gatto non è sterilizzato NON deve andare in giardino perché cercherà di accoppiarsi, allontanandosi rischiando di perdersi, di venire investito, di restare incinta, di contrarre malattie. 

In ogni caso se un gatto vive il giardino, il giardino deve essere pensato a misura di gatto, dato che il mondo in cui vive il gatto è pensato a misura di uomo, e quindi il giardino deve essere un posto protetto e sicuro, dove il nostro amico di cui siamo RESPONSABILI possa divertirsi e godersi la vita.

Ultima nota: gestire le richieste (le tante richieste) che iniziano con un "ho bisogno" invece di vorrei, per favore, scusate, è uno sforzo notevole, anche perché se le associazioni funzionano è grazie ai volontari ma grazie anche ai sostenitori che non sono (come fa qualcuno) persone da "spremere" ma persone da sensibilizzare e da far agire, quando l'associazione materialmente non può, dal canto suo l'associazione fornisce i mezzi per divulgare gli appelli e le richieste in modo che si raggiunga la più ampia fetta di pubblico, ma il resto spetta a VOI

Il senso dell'essere animalisti, non è quello di "ho visto un gatto, sta male, pensateci voi". E' "ho visto un gatto, sta male, ho chiesto aiuto ai vigili urbani / ho dato aiuto, è al sicuro, mi aiutate a trovargli una casa?" .

E ancora una volta, ecco delle foto che spiegano meglio di tante parole cosa vuol dire fare parte di una associazione che DAVVERO combatte il randagismo sul territorio e si occupa di gatti.





P.S. questi gattini sono in cerca di casa.

Alberto.