mercoledì 20 febbraio 2019

Toxoplasmosi e donne in gravidanza: non serve abbandonare il proprio gatto.


Quando si parla di Toxoplasmosi è fondamentale, in ambito veterinario, tenere presente che il
gatto domestico o randagio non trasmette assolutamente Toxoplasma attraverso la saliva,
né tantomeno attraverso il contatto o accarezzandone il pelo. Quindi non è necessario che
le donne in gravidanza abbandonino il gatto per salvaguardare la salute del nascituro.
Non esistono pericoli nella convivenza con il proprio animale domestico, quindi non è
necessario liberarsi del proprio compagno di vita durante l’attesa di un figlio.
Infatti, seguendo le corrette procedure igienico-sanitarie non si contrae questa patologia,
ossia pulendo la lettiera in modo quotidiano con prodotti idonei, lavandosi le mani dopo aver
effettuato tale procedura o meglio utilizzando guanti in lattice, evitando di mettere le mani
in bocca dopo aver effettuato queste pulizie.
Sono ben altre le attività o i comportamenti rischiosi da gestire nel migliore dei modi per
evitare di contrarre la patologia.
Purtroppo il messaggio che spesso passa dai notiziari o da articoli di cronaca quotidiana è
errato e sarebbe buona norma documentarsi in modo esaustivo per evitare inutili preoccupazioni
o portare a drastiche decisioni.
Quindi per i gatti che arrivano a casa è importante che siano regolarmente controllati e vaccinati,
puliti da persone sane e non gravide, o comunque con misura di sicurezza idonee, non somministrando
al proprio animale carne cruda, non introducendo animali nuovi in casa senza aver effettuato qualche
accertamento più approfondito.
Esiste un test sierologico che si può effettuare all’animale per conoscere preventivamente se,
durante la sua vita, è venuto in contatto con questo protozoo. Ma la cosa più importante per una
donna gravida è sapere che la maggiore fonte di pericolo non sono i gatti. Inoltre è sempre buona
norma valutare attentamente quello che viene detto o scritto da persone poco informate, consultando
invece il proprio medico curante e il proprio veterinario.
Toxoplasma Gondii è un protozoo della famiglia delle Sarcocistydae con un ciclo biologico
piuttosto complesso, grazie alla sua struttura consente l’aggancio alle cellule intestinali,
che ne garantiscono la sua sopravvivenza. Scoperto nel 1908 in seguito alla moria di un
gruppo di Gondi (roditori tedeschi), nel corso degli anni si sono effettuati molti studi in merito,
ma nonostante questo esistono alcuni punti poco chiari per la gestione del problema.
L’unico animale in grado di sopportare il ciclo intestinale tipico di questo coccide è il gatto con due fasi predominanti:
SCHIZZOGONIA  con sede intestinale produce formazioni cistiche (fino a 32, chiamati merozuiti)
GAMONTI con localizzazione a livello dell’ileo.
Nel gatto l’infezione gastroenterica è asintomatica.
Il gatto si infetta principalmente cibandosi di carne di piccoli roditori. Esso rappresenta
l'animale serbatoio per la riproduzione del protozoo, in quanto nel suo intestino il toxoplasma
svolge il suo ciclo di riproduzione sessuata. Le ovocisti vengono emesse con le feci del gatto
e possono essere ingerite da un altro animale o rarissimamente dall'uomo, i quali rappresentano quindi i suoi ospiti intermedi.
Il gatto viene considerato sia ospite definitivo che ospite intermedio in quanto le forme
infettanti ingerite possono continuare il loro ciclo intestinale oppure proliferare come
tachizuiti ed incistarsi nel tessuto muscolare e nel tessuto nervoso come bradizuita,a volte
asintomatica, altre provocando alcune manifestazioni cliniche nel felino abbastanza serie:
alterazioni neurologiche, patologie oculari, febbre, dolori muscolari, abbattimento,
soprattutto nei gatti FIV positivi (immunodeficienza felina) come fattore predisponente.
Il Toxoplasma gondii vive in genere nel tratto intestinale, quindi la coabitazione tra
gatti e uomo non è un fattore di rischio importante per l'infezione di Toxoplasma, in
quanto il gatto elimina le oocisti solo per 1-2 settimane in seguito all'infezione
(periodo prepatente) , e le stesse non sono ancora infettanti, poiché sporulano nel
terreno nell'arco di 1-7 giorni; quindi con una regolare pulizia della lettiera (acqua e candeggina)
e dell'ambiente esterno si annulla completamente il rischio.
Molto più pericoloso è cibarsi di carni crude o poco cotte (specie di agnello e suino),
di insaccati, di verdure lavate male o di latticini non pastorizzati, attività di giardinaggio
per la presenza eventuali di oocisti sporulate rilasciate con le feci da gatti randagi.
E’ stato inoltre effettuato uno studio con pazienti HIV infettando sperimentalmente gatti
sani con Toxoplasma Gondii, monitorando il rilascio costante di oocisti infette per almeno
10 giorni e tosando quotidianamente il pelo nella zona perineale. è stata dimostrata la totale
assenza delle oocisti, quindi il rischio è nullo. Troppe volte purtroppo si crea confusione
in merito a questo ambito nelle donne in gravidanza, provocando vere e proprie psicosi e
incrementando inutilmente abbandoni e allarmismi.

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