lunedì 5 novembre 2018

Le amministrazioni locali tacciono sul problema randagismo

Ancora buio all’orizzonte in relazione alla richiesta formulata, in data 22.09.2018, dall’Avv. Massimiliano Vaccariello in nome e per conto di un coordinamento interregionale di associazioni animaliste di Puglia, Sicilia e Toscana che vede unite nell’iniziativa numerosissime associazioni animaliste (solo in Puglia oltre 60 tra associazioni, sezioni e delegazioni); in merito al ritardo nel riscontro della richiesta, i rappresentanti delle associazioni promotrici della stessa esprimono grande preoccupazione per la situazione del randagismo che affligge prevalentemente il meridione ma che ha notevoli ripercussioni in tutta la nazione.
A distanza a di oltre un mese, infatti, non è pervenuto alcun cenno che faccia sperare di poter contare sull’attenzione delle principali istituzioni nazionali e locali circa le emergenze che, soprattutto nel Sud Italia, i volontari sono costretti ad affrontare quotidianamente sostituendosi alle predette istituzioni che, tranne rare eccezioni, restano inerti e inadempienti. Con la su richiamata richiesta, lo scorso settembre sono stati invitati il Presidente del Consiglio dei Ministri, i Ministeri della Salute, dell’Ambiente e dell’Interno e i Presidenti e Prefetti delle Regioni Puglia, Sicilia e Toscana, a dichiarare lo stato di emergenza randagismo evidenziando l’urgenza e la necessità di elaborare strategie che rispondano alla sempre maggiore sensibilità dei cittadini verso la tutela ed il benessere animale; sensibilità che spesso non viene colta dai soggetti istituzionali locali minando considerevolmente la corretta convivenza uomo-animale.
L’Avv. Vaccariello, in virtù delle deleghe ricevute dalla “Confederazione Associazioni Animaliste Sicilia”, dal “Coordinamento Associazioni Animaliste Regione Toscana”e dalle associazioni del costituendo “Coordinamento Associazioni Animaliste Pugliesi”, hanno evidenziato che i canili non sono la soluzione adeguata al problema randagismo, anzi spesso diventano strumenti di business malavitoso.
Inoltre, sono stati chiesti e suggeriti provvedimenti urgenti e improntati alla prevenzione e alla repressione di condotte illecite, tra i quali: l’attivazione di un piano di emergenza che abbia come attività principali il censimento e l’intensificazione delle sterilizzazioni dei randagi e non solo, la realizzazione di campagne di informazione e serrati controlli sui privati, con particolare attenzione alle aree rurali, e l’attivazione a livello ministeriale di una Task Force randagismo per il ripristino della legalità con il compito di supervisione e controllo.
L’obiettivo della richiesta formulata da un così elevato numero di associazioni animaliste è quello di ricevere una chiara risposta alla domanda di maggior attenzione ad un tema da troppo tempo trascurato e che ha innumerevoli ripercussioni sul territorio; infatti, la disattenzione delle istituzioni centrali e locali al tema randagismo ha evidenti ripercussioni di ordine pubblico, economico, etico e sociale su tutta la popolazione e si va dallo sperpero di denaro pubblico alla mortificazione del sentimento per gli animali, soprattutto d’affezione, oltre che delle loro importantissime funzioni sociali.
Pur continuando le attività di volontariato sul territorio, le associazioni animaliste, da sole e senza il sostengo delle istituzioni, sono consapevoli di non poter affrontare la piaga del randagismo senza interventi mirati sul tutte le realtà nazionali e locali, sia perché prive dei ruoli e degli strumenti adeguati che perché ormai esasperate dal doversi anche sostituite alle amministrazioni locali. Quindi si chiede che questo grido d’aiuto venga raccolto da chi di dovere e a sia seguito da risposte chiare e tempestive affinché non si ripetano gli orrori del passato.
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